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Daltonismo: origini e tipologie

Parlando di problemi di vista si è soliti pensare ad esempio alla miopia, tipica di chi ha trascorso troppo tempo davanti ad un computer, o alla presbiopia di chi è avanti con l'età. Esistono, però, anche molteplici disturbi che riguardano non tanto la messa a fuoco dell'oggetto, quanto invece la percezione del colore di ciò che ci circonda.

Sulla retina sono infatti presenti dei recettori, i coni, che sono costituiti da proteine diverse, ciascuna delle quali riesce a filtrare determinate lunghezze d'onda tra quelle che rappresentano tutti i possibili colori (l'occhio umano può percepire le lunghezze d'onda comprese tra i 400nm e i 700nm). Se tali recettori presentano difetti, si manifesteranno casi di discromia, ovvero difficoltà nella distinzione dei colori.

Il daltonismo, descritto per la prima volta da Dalton nel 1794, si manifesta con una mancanza parziale o totale della percezione dei colori. Esso ha quasi sempre origine genetica ed è generalmente dovuto ad un allele recessivo posto sul cromosoma X; ciò rende dunque il manifestarsi di tale anomalia molto più probabile nella popolazione maschile. Questo è dovuto al fatto che i maschi hanno un solo cromosoma X, mentre le donne ne hanno due; difatti se le donne ereditano un cromosoma X normale, oltre a quello mutato, non mostreranno la mutazione, mentre gli uomini non avendo cromosomi X di "scorta" che contrastino l'eventuale cromosoma X mutato, mostreranno tale deficit.

È possibile distinguere più tipi di daltonismo: PROTANOPIA (insensibilità) e PROTANOMALIA (scarsa sensibilità) al rosso; DEUTERANOPIA (insensibilità) e DEUTERANOMALIA (scarsa sensibilità) al verde; TRITANOPIA (insensibilità) e TRITANOMALIA (scarsa sensibilità) al blu e giallo.

Queste sono definite DISCROMATOPSIE, che comportano il deficit visivo di uno dei tre colori primari (rosso, verde e blu). Nel caso, estremamente raro, in cui non si riesca a percepirne nessuno, si parlerà di ACROMATOPSIA, la quale comporta una visione monocromatica del mondo circostante (bianco e nero/ombre e sagome).

Fortunatamente l'assenza totale di coni funzionanti e la conseguente capacità visiva privata totalmente della percezione di qualsiasi colore è estremamente rara. Sono invece circa 180 milioni nel mondo (2 milioni in Italia) i soggetti affetti da problemi di daltonismo, ai vari livelli di gravità.

I tre colori fondamentali, blu, rosso e verde, si fondono insieme scaturendo una vasta gamma di sfumature (almeno 150) di difficile distinzione se alcuni coni sono malfunzionanti. Per valutare la capacità di riconoscimento dei colori esistono diversi test, il più comune dei quali è quello di Ishihara, basato sull'utilizzo di alcune "tavole" particolari (contengono pallini colorati mescolati tra loro, alcuni dei quali formano il numero da riconoscere), utile per valutare la difficoltà nella distinzione del rosso-verde.

Altri test utilizzati nelle visite specialistiche possono essere quello di Fornsworth e l'anomaloscopio di Nagel: il primo valuta le difficoltà nel riconoscimento del blu e consiste nel dover ordinare alcuni oggetti in base alla loro tonalità, mentre il secondo è un test piuttosto complesso, utile per accertare il daltonismo al rosso.

Purtroppo non esistono vere e proprie cure per il daltonismo, gli unici mezzi disponibili per compensare tale deficit sono occhiali con lenti specifiche o lenti a contatto particolari, entrambi molto costosi e difficili da reperire. Fortunatamente oggi sono poche le professioni che impongono l'assenza del problema e anche ottenere la patente di guida per uso privato non è più un problema (al contrario di qualche anno fa), in quanto per i daltonici non è affatto difficile capire la posizione delle luci accese su cui basarsi per seguire le regole stradali.

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