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"LA TEORIA DEL TUTTO"

1963, il giovane Stephen Hawking è un cosmologo dell'università di Cambridge, dottorando brillante seppur pigro, tanto impacciato quanto sicuro delle proprie capacità.

Recatosi ad una festa conosce Jane Wilde, studentessa di Lettere con specializzazione in Francese e Spagnolo, ed è subito colpo di fulmine.

Venuti a conoscenza della malattia di Stephen, i due decidono, di lì a poco, di sposarsi, data anche la prospettiva di vita di soli due anni attribuita al ragazzo dai medici.

Vanno a vivere assieme, danno alla luce il primo di tre figli, combattono con i primi disagi derivanti dalla degenerazione abbastanza rapida delle condizioni di Hawking e intanto egli ottiene il dottorato, grazie ad uno spunto scientifico innovativo e geniale.

Così come la malattia spegne gradualmente ed inesorabilmente le capacità motorie di Stephen, la condizione familiare che ne deriva va via via spegnendo le prospettive di Jane, costretta in casa ad accudire tre bambini ed il marito, e il suo amore per l'inaspettatamente longevo compagno (ad oggi 73enne).

Il matrimonio avrà dunque fine dopo venticinque anni dal fatidico "si", con una sorta di tacito assenso e la consapevolezza di aver amato davvero, finchè gli eventi lo hanno reso possibile.

La regista James Marsh, per mantenere viva l'attenzione su una storia riguardante un individuo affetto da atrofia muscolare progressiva, ha deciso di non concentrarsi più di tanto sull'aspetto accademico della vita di Hawking, i cui studi e scoperte sono difatti esposti scarnamente e confusamente durante tutto il film, bensì sulla storia d'amore tra lui e Jane, costantemente correlata all'avanzamento degenerativo della malattia.

Il rischio di rendere banale la vita di un uomo tanto eccezionale era alto e purtroppo narrativamente evidente in alcuni frangenti, ma la magistrale interpretazione dei due attori protagonisti ha risollevato ed elevato la qualità di questa pellicola.

In particolare Eddie Redmayne, nei panni di Stephen Hawking per l'intera durata del film, è riuscito a calarsi egregiamente nella "scomoda" e complicata parte del cosmologo britannico, rendendo distinguibili e credibili le varie fasi della devastante malattia, con annesse conseguenze e reazioni sia emotive che psicologiche.

Le espressioni, le movenze, i sorrisi sarcastici e gli sguardi sono sempre azzeccati e a quanto pare rendono perfettamente omaggio a colui che è stato ed è tuttora uno dei più grandi scienziati dei nostri tempi.

Il carico emotivo è mantenuto costantemente elevato per l'intera durata del film, l'aspetto accademico/scientifico, invece, è purtroppo trascurato, a mio parere ingiustificabilmente. Nonostante questo, la pellicola infine non risulta scarna rappresentazione di una decadente e ritrita lovestory, sia perchè i soggetti protagonisti della storia non sono definibili "persone comuni", sia perchè chi ne ha interpretato i ruoli non è più qualificabile come "attore comune".

Regia: James Marsh

Durata: 123'

Distribuzione: Universal Pictures

Sceneggiatura: Anthony McCarten

Interpreti: Eddie Redmayne, Felicity Jones, Emily Watson, Charlie Cox, David Thewlis, Harry Lloyd, Adam

Godley, Maxine Peake, Simon McBurney, Enzo Cilenti, CharlotteHope, Tom Prior, Frank Lebœuf

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